Wednesday, May 03, 2006

Il Campaniforme
nel sud-est della Francia


Olivier Lemercier[1]

Résumé du séminaire présenté à l'Université de Sienne (Italie) le 13 décembre 2001


Presentazione generale del contenuto del seminario


Si tratta di fare il punto sui lavori concernenti il Campaniforme nel sud-est della Francia. La presentazione si basa su uno studio realizzato nell’ambito di una tesi di Dottorato che sarà discussa a Aix-en-Provence nel mese di febbraio.

L’introduzione presenta per grandi linee il Campaniforme (definizione generale, distribuzione geografica, breve storia della ricerca e delle problematiche), il contesto geografico studiato: il sud-est della Francia (esaminato nel contesto più generale del Midi) e gli aspetti cronoculturali generali del periodo tra la fine del Neolitico medio e l’inizio dell’età del Bronzo.

La prima parte è consacrata alla storia delle ricerche, lo stato delle conoscenze e la problematica sviluppata in questa regione.

La seconda parte presenta un bilancio della documentazione sul Campaniforme, affrontando tutti gli aspetti della cultura materiale come i dati sugli abitati, le sepolture, i modi di vita (economia, gestione del territorio…). Questi dati sono in seguito esaminati in funzione dei loro contesti di ritrovamento, che permettono di proporre una seriazione dei differenti insiemi e delle loro relazioni con le culture locali della fine del Neolitico. Sono poi riportati nell’ambito più generale del Campaniforme in Europa al fine di esaminare l’origine dei diversi elementi.

La terza parte è consacrata all’interpretazione dei dati. Questi sono messi a confronto con le varie teorie proposte in Europa occidentale e viene proposto un modello interpretativo globale per il sud-est.



Riassunto della tesi che fa da supporto al seminario

Il Campaniforme, in senso stretto, definisce un boccale in ceramica cui profilo ad “S” dà una forma di campana rovesciata. Questo tipo di bicchiere è caratterizzato nello stesso tempo dalla decorazione molto particolare e dalla cura posta nella sua realizzazione. Per estensione, la decorazione di questo tipo di bicchiere ha permesso di qualificare come “campaniformi” altre forme ceramiche ed altre decorazioni dipendenti dalla stessa tradizione o da una evoluzione o riproduzione dei primi.

Il riconoscimento di questi oggetti e la loro definizione data al XIX secolo, con il termine di “campaniforme” in Spagna e in Portogallo, “caliciforme” in Francia, “drinking cup” e poi “bell beaker”in Gran Bretagna e “Glockenbecher” in Germania. Il termine Campaniforme, a poco a poco, ha sostituito quello di “caliciforme” in Francia, a partire dalla metà del XX secolo. Con l’aumentare delle scoperte, un insieme di materiale, “set” o “package” si è venuto a costituire con l’aggiunta successiva di alcuni oggetti caratteristici ritrovati in associazione alla ceramica campaniforme, come i bottoni perforati a “V”, le placchette perforate chiamate “brassards da arciere”, le armature di freccia a peduncolo e alette squadrate, alcuni tipi di parures come i pendagli a semiluna così come certe parures in oro e oggetti in rame come i pugnali a linguetta e le lesine losangiche a sezione quadrata. Queste scoperte effettuate essenzialmente in contesti funerari hanno condizionato per molto tempo la riflessione su questo fenomeno, interpretato come la diffusione di beni di prestigio legata a quella del rito della sepoltura individuale e riflettente una gerarchizzazione sociale in rottura con le “immagini egualitarie” delle società del Neolitico di cui il Campaniforme segna la fine.

A partire dalla definizione di questo “package” si possono fare due constatazioni, che hanno attirato l’attenzione di più generazioni di archeologi :

- l’apparizione molto rapida nel tempo, nel III millennio, e la diffusione molto vasta nello spazio, dal Marocco alla Polonia e dall’Irlanda alla Sicilia, di questi oggetti ;

- la scoperta di questi oggetti il più delle volte all’interno di tombe, per lo meno nelle fasi antiche, essendo gli abitati più rari ma presenti in alcune regioni e per le fasi recenti.


Dopo più di un secolo, il significato di questo fenomeno di portata continentale è stato esaminato in varie regioni d’Europa e sotto vari aspetti. In ogni modo, non è stato ad oggi trovato un accordo riguardo la natura e la stessa origine dei bicchieri. Le ricerche di questi ultimi anni sono orientate verso la definizione degli “universali” del Campaniforme, al fine di determinare ciò che è realmente identico nelle numerose regioni interessate e la natura del fenomeno stesso. Questi approcci si scontrano sistematicamente con la grande diversità e la disponibilità locale o regionale di dati molto variabile.

In opposizione a questi approcci geograficamente ampi, ma anche in vista di assicurare loro una base di dati dettagliata e accessibile, questo lavoro è stato concepito come una sintesi regionale concentrata su una regione da un lato di limitata estensione rispetto alla diffusone molto vasta del fenomeno e ciononostante molto ricca in testimonianze campaniformi, con più di 300 siti segnalati.


L’ambito geografico dello studio è stato definito dalla diffusione di uno stile particolare della ceramica campaniforme, chiamato stile rodano-provenzale . Limitata ad est e a sud dalle creste alpine della frontiera italiana e dal Mare Mediterraneo, questa regione si estende verso nord fino al corso dell’Isère e verso ovest fino alle pendici dei monti del Vivarais ed al Vidourle, che costituisce il limite sud-occidentale.

La scansione dello studio è costituita di tre tappe distinte. La prima è consistita nel raggruppare i dati, sotto forma di un inventario dei siti e poi di un catalogo che presentasse, per ogni sito, l’insieme dei dati disponibili. Questo catalogo ha permesso di realizzare un bilancio sulla documentazione del Campaniforme nel sud-est della Francia per ogni tipo di dato. Questi dati, ricollocati nel loro contesto cronologico e culturale della fine del Neolitico, in scala locale ed in scala europea, permetteranno di proporre uno schema spaziotemporale per la comparsa e lo sviluppo del Campaniforme nel sud-est. Questo schema spaziotemporale è confrontato con un modello protostorico che permette di proporre un’interpretazione del fenomeno.


La sintesi della documentazione e l’analisi dei contesti di rinvenimento permettono di osservare vari insiemi distinti in seno a questo Campaniforme.

Il sud-est della Francia presenta quattro differenti insiemi campaniformi. Questa ripartizione, stabilita inizialmente a partire dalla ceramica decorata, è confermata dall’analisi di altre categorie di dati e in particolare i tipi di ceramica comune e i contesti di rinvenimento. Le ceramiche decorate dello stile 1 (cordicella, AOO, internazionale e mista) non si presentano come insieme ceramico completo, ma come elementi poco numerosi e standardizzati (gobelets). Non sono associate a ceramica comune specifica e compaiono, il più delle volte, in contesti locali del Neolitico finale (abitati e sepolture). Non si conosce il loro luogo di produzione. Le materie prime possono essere regionali ma la loro realizzazione corrisponde a tradizioni tecniche specifiche. Gli oggetti “nuovi” associati, molto rari, sono metallici. Le ceramiche dello stile 1 possono ugualmente essere presenti in complessi in cui lo stile 2 è dominante. Le ceramiche decorate dello stile 2 (pointillé geometrico) mostrano una varietà di decori e morfologie caratterizzata dalla scarsa importanza dello standard atlantico e dalla presenza di forme basse. E’ presente ceramica fine non decorata. Le ceramiche dello stile 2 compaiono in siti poco numerosi ed essenzialmente localizzati geograficamente sulla riva sinistra della bassa valle del Rodano, dove sono associate a materiale riferibile ai gruppi di Fontbouisse e Rhône-Ouvèze. La ceramica comune è di tradizione locale rhône-ouvèze, ma si riconosce la presenza di tratti campaniformi. Si osservano trasposizioni tecniche tra le produzioni campaniformi (fabbricate localmente) e rhône-ouvèze e casi di mescolanza stilistica nell’ambito della ceramica decorata. Sono presenti altri elementi specifici come oggetti in metallo, parures e probabilmente uno strumentario litico. I siti mostrano spesso una topografia particolare. Sono conosciute abitazioni e sono rappresentate tutte le attività domestiche e agricolo-pastorali. Le rare sepolture sono collettive ed essenzialmente all’interno di cavità. Le ceramiche decorate dello stile 3 (incise, incise e stampigliate, pointillé complesso del gruppo Rodano-Provenzale) comprendono numerose morfologie tra le quali le forme basse sono molto importanti. Anche le decorazioni sono molto diversificate. Da osservare la presenza di motivi che imitano la decorazione barbelé. Sono associate a numerose ceramiche non decorate specifiche tra cui la ceramica comune caratteristica e formano complesso ceramico completo. Sono altrettanto specificamente campaniformi numerosi tipi di parure, oggetti metallici e l’industria litica. Questi complessi sono presenti in molti siti nell’area considerata. Nella maggior parte delle zone si tratta di siti omogenei che non mostrano alcun rapporto con gli elementi di tradizione locale. Nel Gard ed in alcuni siti rodaniani, d’altra parte, si può osservare l’associazione al campaniforme di alcuni oggetti di tradizione fontbouisse. I siti mostrano grande variabilità nell’impianto e architetture diverse nei vari settori. Sono rappresentate tutte le attività ed è possibile che alcuni siti siano complementari.. Le sepolture sono numerose e poco varie, ma sono utilizzati soprattutto i dolmen e le cavità naturali. La ceramica decorata dello stile 4 (incisioni e barbelé) è caratterizzata allo stesso tempo da una tradizione campaniforme e da specificità inedite concernenti le morfologie e la tecnica stessa con cui è ottenuta la decorazione. A questa è associata una ceramica comune, così come alcuni elementi specifici come oggetti in bronzo molto rari. I contesti sono essenzialmente omogenei, ma è frequente la presenza di vasi di stile 4 all’interno di siti del gruppo Rodano-Provenzale. Le tipologie di insediamento sono diversificate, ma frequenti sono i siti d’altura e talvolta associati ad opere di cinta che possono corrispondere a vere fortificazioni. La distribuzione dei siti ed il loro numero sono meno rilevanti che per il Campaniforme Rodano-Provenzale. Le sepolture sono soprattutto in cavità naturale, ma la sepoltura individuale, che forse non era mai scomparsa nel sud-est, sembra svilupparsi ora.

La comparsa del Campaniforme nel sud-est della Francia è ancora difficile da datare. Si colloca probabilmente intorno al 2500 a.C., forse un po’ prima, ma i dati cronologici attendibili sono ancora troppo scarsi. Abbiamo mostrato, in questo lavoro, la possibilità di una diffusione dei bicchieri campaniformi standard (stile 1) a partire da centri di diffusione molto localizzati ed attribuibili allo stile 2. Questi siti, costituiti da contesti domestici in cui sono integrati elementi campaniformi ed elementi della cultura rhône-ouvèze, sono rari e vedono sistematicamente associati scarsi elementi del tipo standard con una vera cultura materiale campaniforme. Lo stile 2 corrisponde all’insediamento di persone di origine straniera, ma in diretto contatto con le popolazioni indigene. La distinzione tra i due stili potrebbe quindi essere funzionale. L’ipotesi cronologica di una successione degli stili 1 e 2 non può tuttavia essere scartata. La diffusione dei vasi di stile 1 (standard) potrebbe corrispondere in questo caso ad una prima diffusione molto puntuale – dei contatti – senza reale dislocazione di genti di origine alloctona. Le manifestazioni del gruppo Rodano-Provenzale (stile 3) sono probabilmente decisamente posteriori alla fase precedentemente descritta, a partire dal 2400 a.C. Lo sviluppo di questo gruppo procede, almeno parzialmente, da un’evoluzione del Campaniforme pointillé geometrico. Alcuni elementi di questa cultura indicano che non si può trattare di un semplice sviluppo locale e che si verificano contatti continuativi con altre regioni, mentre altri, nuovi, vengono stabiliti. Il gruppo Rodano-Provenzale rimpiazza le culture locali sulla riva sinistra del Rodano e si stabilisce nel Gard, mentre il gruppo Fontbouisse continua ad esistere, come testimonia la presenza di materiale campaniforme in contesti Fontbouisse e viceversa, così come un caso di commistione stilistica sullo stesso vaso[2]. Il gruppo barbelé, le cui datazioni sono più omogenee, compare tra il 2200 e il 2150 a.C., sotto la spinta di nuovi impulsi straneri. Benché finisca per sostituire completamente il gruppo Rodano-Provenzale, spesso impiantandosi sugli stessi siti, appare quando il gruppo campaniforme non è ancora scomparso. La presenza di rari vasi barbelé e le numerose imitazioni all’interno delle serie Rodano-Provenzali potrebbe ugualmente indicare uno schema di integrazione delle nuove componenti culturali o la presenza contemporanea sul territorio di due realtà differenti. I siti attribuibili al gruppo barbelé mostrano nuove scelte insediamentali e la comparsa di vere fortificazioni di tipo inedito, che traducono dei cambiamenti, ancora non interpretati, nella situazione regionale.

Le relazioni tra Campaniforme e culture locali del Neolitico finale sono palesi e variate nel tempo e nello spazio. E’ evidente che il Campaniforme non comparve in una regione completamente priva di popolazione. Abbiamo potuto precisare come i principali gruppi culturali ad intrecciare rapporti diretti con il Campaniforme siano il gruppo di Fontbouisse e, forse ancora di più, il gruppo Rhône-Ouvèze, la cui definizione potrebbe indicare che si tratti del risultato dell’influenza del gruppo Fontbouisse sul gruppo Couronnien. Questa ultima interpretazione potrebbe, allo stesso tempo, spiegare l’assenza di relazioni dirette osservabili tra Couronnien e Campaniforme, che si tratti di uno sfalsamento cronologico o di rapporti culturali privilegiati. Si possono osservare strette relazioni in caso di contesti chiusi (sepolture singole, abitati all’aria aperta isolati) o configurazioni molto particolari con casi di mescolanza stilistica e/o tecnica. Il ruolo di tali gruppi locali sembra ridotto a partire dal pieno sviluppo del gruppo Rodano-Provenzale. Ciononostante il gruppo di Fontbouisse non è completamente scomparso in questo periodo, per lo meno nel Gard, e può darsi che una tradizione fontbuxiana persista in alcune aree fino alla fine del periodo. Esiste sempre la possibilità di una persistenza di altri gruppi culturali in alcune zone del sud-est della Francia, anche se non accertata. Solo tale possibilità potrebbe, se verificata, spiegare una eventuale componente locale nella genesi delle culture materiali del Bronzo antico.


La ricerca di confronti per i differenti elementi campaniformi riconosciuti nel sud-est della Francia è legata, come si è detto, allo stato della ricerca ed alla disponibilità di dati nelle altre regioni. Permette tuttavia, tenendo conto di questo limite, di ipotizzare due percorsi complementari per l’origine del Campaniforme nel sud-est e diversi livelli di relazioni possibili. Per quanto riguarda i primi elementi campaniformi (stile 1 e 2), i principali confronti rimandano sistematicamente verso ovest e più precisamente verso due zone: la Penisola iberica e il versante atlantico. E’ difficile riconoscere una zona nucleare unica per i diversi elementi osservati nel sud-est. Se il Portogallo potrebbe costituire questa zona sotto vari aspetti, l’assenza quasi totale della decorazione a cordicella in questo settore mostra che non è sufficiente a spiegare la genesi del Campaniforme del sud-est. Il nord-est della penisola e la regione “Pirenei - Roussillon - Linguadoca occidentale” costituiscono potenzialmente la zona di scambio dove ha potuto effettuarsi la sintesi degli elementi riconosciuti nel sud-est. In questo quadro, l’innegabile importanza dell’asse rodaniano deve essere considerata in senso sud-nord – per la diffusione di questi stili antichi 1 e 2 – e non in senso nord-sud, in assenza di elementi strettamente settentrionali nel sud-est della Francia. Con lo sviluppo del gruppo Rodano-Provenzale cambiano parzialmente le relazioni con le altre regioni. I legami con la Linguadoca occidentale (gruppo Pirenaico) e con la Penisola iberica sono sempre molto evidenti. Ma si stabiliscono contatti, probabilmente secondari, con alcune regioni settentrionali e, forse, orientali, attraverso l’asse del Rodano. Per il gruppo Barbelé numerosi confronti indicano un nuovo slittamento dei rapporti, con un’importante componente italica. Questa non è ancora localizzata con precisione e presenta sia tratti nord-orientali (di origine balcanica nord-occidentale) sia altri centrali (Toscana). Si tratta di una nuova rete di scambi, probabilmente distinta dalle precedenti, mentre nello stesso periodo sono forse riconoscibili influenze settentrionali e nord-orientali (Europa centrale) fino alla media valle del Rodano.

Riguardo alle differenti diffusioni riferite al Campaniforme, bisogna osservare che non si tratta, se non molto raramente, di semplici diffusioni di oggetti. Queste possono esistere, a volte anche su ampia scala, ma più spesso in ambito regionale. Gli approcci tecnologici allo studio della ceramica indicano molto chiaramente la presenza di trasferimento di tecnologie e la diffusione di artigianati attraverso regioni non contigue, che sottintende lo spostamento fisico di individui. Riguardo al numero di questi individui, resta difficile rispondere. E’ molto improbabile l’arrivo di popolazioni consistenti in occasione dell’introduzione del Campaniforme AOO, così come per la diffusione dei vasi dello standard. La presenza di una tradizione locale è evidente per tutta la durata di questa fase di introduzione, poi durante lo sviluppo del gruppo Rodano-Provenzale. Può tuttavia spiegarsi il fenomeno di acculturazione massiccia – che si percepisce nello sviluppo numerico e geografico dei siti a ceramica incisa e stampigliata che, in un modo o nell’altro, finiscono per soppiantare e sostituire i siti del Neolitico finale locale – come irradiazione da alcuni siti del Campaniforme AOO? Forse. Ma, a dire il vero, non lo pensiamo. Lo sviluppo del gruppo Rodano-Provenzale corrisponde a nuovi contatti con le regioni occidentali (tra l’Aude e la Penisola iberica) e senza dubbio all’insediamento di una popolazione. Questo schema permetterebbe di comprendere perché la Linguadoca orientale, raggiunta in un primo tempo solo da qualche vaso del tipo standard, sia in seguito interamente interessata da siti del Campaniforme Rodano-Provenzale.


I dati relativi all’insediamento dei Greci in Linguadoca mostrano una forte similitudine con quelli relativi alla comparsa del Campaniforme nel sud-est. L’interpretazione che viene fatta dei primi ha il vantaggio di fondarsi parzialmente su fonti scritte (alcune tardive) e sul fatto di ripetersi in diversi settori del Mediterraneo. Anche se non è accertata la validità di questo approccio, cosa che necessiterebbe di un grosso lavoro, si tratta qui di restare a livello di osservazione e di esaminarne le conseguenze. Il Campaniforme potrebbe così essere interpretato in termini di esplorazione, di creazione di rapporti su vie di scambio o di approvvigionamento e – perché no? – di colonizzazione. E’ in effetti quello che potrebbe uscire dallo schema spazio-temporale del sud-est. Si assisterebbe allora all’installazione di “empori” a diretto contatto delle popolazioni indigene e alla diffusione verso l’interno di prodotti considerati “di lusso” o semplicemente esotici dalla popolazioni locali, che li avrebbero tesaurizzati ed integrati ai loro corredi funerari. Tale diffusione potrebbe essere legata – allo stesso tempo come causa ed effetto in una regione ed in un’epoca in cui l’ostentazione e il prestigio sembrano molto ricercati – a fenomeni di imitazione ideologica e/o simbolica. In un secondo tempo, lo sviluppo di una cultura regionale campaniforme potrebbe corrispondere ad un fenomeno di acculturazione di massa, all’insediamento di popolazioni più consistenti e ad un sincretismo culturale che non sembra essersi prodotto nello stesso momento e nello stesso modo in tutti i settori della regione considerata.

L’analisi dei dati del sud-est della Francia e le interpretazioni che si possono proporre portano a formulare alcune riflessioni, la cui portata più generale sembrava inizialmente preclusa all’approccio regionale. Tra le domande che sono alla base di tutti i lavori sul Campaniforme, quella sulla funzione delle ceramiche campaniformi e sulla ragione della loro diffusione è sicuramente stata più di ogni altra oggetto di proposte e di dibattiti. Sarà sicuramente difficile ancora per molto tempo rispondere a questa domanda, anche se è molto probabile che questo vasellame particolare, costituito da vasi per bere, sia semplicemente legato ad un’attività di consumazione (ritualizzata o no). Se attualmente è difficile andare oltre, bisogna affrontare in modo diverso questo fenomeno osservando che non è per forza la diffusione dei bicchieri ad essere importante, ma quello che essa nasconde (e che ci dovrebbe rivelare). E’ anche possibile andare più lontano, domandandosi se ci sia stata realmente una diffusione di bicchieri campaniformi su scala europea. Quello che si può osservare nel sud-est della Francia è probabilmente la diffusione limitata di alcuni oggetti particolari in seno alle culture locali, ma solo a livello regionale. La diffusione reale non è quella di una ceramica, e nemmeno di una tecnica o di un uso di tale ceramica, ma piuttosto quello di persone e sicuramente di gruppi. Le ceramiche specifiche, con la loro decorazione facilmente identificabile, non sono allora che i rivelatori del fenomeno, non più complessi ma più discreti.

Per il Campaniforme gli indizi di bruschi cambiamenti culturali e in alcuni casi di probabile spostamento di popolazioni sono sempre più evidenti, in diverse regioni d’Europa. L’ampiezza di questi spostamenti, per distanza e per numero di persone coinvolte, è sconosciuta e resta difficile dimostrare reali migrazioni. Anche la natura dei contatti tra questi gruppi campaniformi e i gruppi indigeni è difficile da precisare, ma nel sud-est sono presenti diversi indizi. Se gli insediamenti del Campaniforme AOO sono di origine estranea alla regione, bisogna nello stesso tempo ricordare l’esistenza di oggetti e di tecniche che indicano la presenza di indigeni nello stesso sito come pure una certa “mescolanza stilistica” già presente per alcuni oggetti. Parallelamente, questo insediamento resta delimitato ai bordi della valle del Rodano e della costa mediterranea e gli approvvigionamenti di materie prime sono molto chiaramente ristretti su un territorio locale. Questi dati traducono una certa difficoltà ad impiantarsi, dei contatti delicati con alcuni indigeni bellicosi? Non disponiamo di nessuna fonte affidabile per affrontare la questione. I contatti diretti saranno sempre difficili da mettere in evidenza, ma non possono che essersi verificati. Nel sud-est della Francia l’apogeo del gruppo Fontbouisse, che sembra influenzare direttamente le regioni vicine, è un periodo di irradiazione culturale. Si connota con una forte densità di occupazione nel Gard, con grandi siti di pianura muniti di fossati, lo sviluppo di un’architettura in pietra nella zona delle garrigues e contemporaneamente con un’espansione verso altre regioni. L’origine nella Penisola iberica del Campaniforme che raggiunge questo sud-est non sarebbe legata ad uno stesso fenomeno di espansione a partire da una regione come l’Estremadura portoghese. In questa regione si manifesta una certa pressione (demografica, sociale ed ideologica?) con la costruzione nel Neolitico finale di siti cintati – come in altre regioni della penisola – numerosi e il cui carattere di fortificazione non lascia adito a dubbi. Le molteplici vie seguite dal Campaniforme AOO e internazionale verso nord lungo le coste atlantiche e verso il Mediterraneo indicano senza dubbio un fenomeno di espansione alla ricerca di zone di approvvigionamento o anche di insediamento.


La questione della genesi della cultura del Bronzo antico del sud-est della Francia non è stata realmente affrontata nell’ambito di questo lavoro, poiché comporta sviluppi specifici che saranno realizzati in altri ambiti. E’ comunque possibile, a partire dai dati campaniformi, fare alcune osservazioni su questa vasta problematica. L’osservazione dei dati archeologici ed una serie di datazioni tendono a collocare la comparsa del gruppo Barbelé attorno a 2200 e più probabilmente 2150 BC, al più presto. In seguito, l’insediamento di questo gruppo Barbelé sembra avere un effetto diretto sul gruppo Rodano-Provenzale che è, di fatto, contemporaneo a questo impianto. Infine, se questo gruppo Barbelé partecipa alla genesi della cultura del Bronzo antico (cosa che resta da dimostrare con precisione), bisogna interrogarsi sulla definizione stessa di antica età del Bronzo e sull’adesione di questo gruppo a tale definizione. Dal punto di vista culturale, le componenti del Bronzo antico del bacino del Rodano sono ancora in fase di riconoscimento e di attribuzione. Dopo la formulazione di numerose ipotesi, riprese e commentate durante l’ultimo quarto di secolo e ancora molto recentemente, la questione non è ancora risolta. Nella costituzione dell’insieme rodaniano del Bronzo antico, gli aspetti meridionali (Campaniforme recente e culture locali del Neolitico finale) sono sicuramente meno importanti di quelli provenienti dall’Europa centrale, in senso ampio. La bassa valle del Rodano si isola senza dubbio in questo schema generale est-ovest o nordest-sudovest, con una componente barbelé rilevante almeno fino al 1900 BC circa. Lo sviluppo degli insediamenti del Campaniforme AOO e poi delle culture del Bronzo antico corrisponde a schemi differenti e ad origini geografiche opposte. E’ tuttavia, molto probabilmente, attraverso l’espansione del Campaniforme della Penisola iberica che si realizzano reti che portano alla diffusione, in senso contrario, di oggetti e influenze nella alta valle del Rodano e nel sud della Francia, a partire dalla fase del Campaniforme Rodano-Provenzale. Il campaniforme inaugura allo stesso modo le vie di diffusione del Bronzo antico.

La tradizione neolitica è importante per l’insieme dei dati considerati. I modi di vita sono indubbiamente equivalenti: un’economia agricolo-pastorale e attività artigianali tradizionali, completate solo dallo sviluppo della metallurgia, che è d’altra parte nettamente antecedente al Campaniforme. Tuttavia, nel terzo millennio, il numero di siti conosciuti, la costruzione di “piccoli castelli” e di grandi monumenti, così come lo sviluppo di indicatori culturali variati traducono probabilmente nello stesso tempo il successo e la crisi di questo mondo neolitico. Una rilevante pressione demografica implicherebbe un’esasperazione di élites e di simboli. Alla fine di questa fase, la comparsa di piccoli oggetti in bronzo nel sud-est indica lo sviluppo di nuove tecniche che segnano la fine dell’età della pietra – in senso stretto. Ma la seconda metà del terzo millennio è caratterizzata, più che dalle tecniche, dalla creazione di nuove vie di spostamento o di scambio attraverso l’Europa. L’importanza del Mediterraneo per le regioni dell’Europa meridionale, ancora rilevante per la prima diffusione del Campaniforme, viene messa in discussione dall’espansione di culture mitteleuropee. E’ già qui, in questo senso, l’alba della Protostoria.
(Traduction V. Leonini)

[1] Economies, Sociétés et Environnements Préhistoriques UMR 6636 – ESEP (CNRS, Université de Provence, Ministre de la Culture), Maison Méditerraneenne de Sciences de l’Homme, Aix-en-Provence (Francia)

[2] Comunicazione personale del dott. Robin Furestier.

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